Il 2021 è stato decretato come l’anno delle 3 V: virus, varianti e vaccini ma anche della V shape ovvero del rapido recupero dell’economia mondiale dopo un’altrettanto rapida caduta.
Rosso, giallo e verde i colori collegati ai livelli di rischio e ripresa dell’export italiano nel 2021. La Risk Map di Sace analizza 149 paesi, 22 migliorano, 52 restano stabili e 120 peggiorano il loro rischio legato alla stabilità del credito.
Questo non toglie che le nostre imprese potranno sfruttare le opportunità di crescita anche nelle aree più “instabili”, ma soprattutto in quelle economie che nelle aree di riferimento risultano più “solide” come gli Emirati Arabi Uniti e il Perù o più resilienti come il Vietnam, spiegano da Sace.
Secondo Oxford Economics, l’attività economica globale è attesa in ripresa del 5% nel 2021, secondo l’OCSE del 4,2%, e secondo il FMI del 5,5%. Per le economie avanzate, però, non si ipotizza un balzo tale da recuperare la contrazione del 2020. Al contrario, invece, i Paesi emergenti registreranno una dinamica più pronunciata grazie sia a una maggiore efficienza nel contenere la crisi sanitaria in importanti economie come quelle del Sud-est asiatico, ad esempio Corea del Sud e Vietnam, sia al forte traino della Cina.
“Quello appena trascorso è stato un anno che ha portato con sé uno shock straordinario, ma che ha anche avuto l’effetto di focalizzare l’attenzione sulla necessità di investimenti ad ampio respiro, cruciali per un vero rilancio del Paese”, Nonostante la pandemia, Sace non è stata distolta dal suo ruolo tradizionale “a supporto dell’export e dell’internazionalizzazione. In quest’ambito – ha sottolineato Latini – abbiamo mobilitato risorse per circa 25 miliardi di euro nel 2020 ai quali si aggiungono i 22 miliardi circa di finanziamenti garantiti ad oggi attraverso lo strumento di Garanzia Italia. Abbiamo raggiunto, così, il risultato, direi eccezionale, di oltre 47 miliardi di euro mobilitati a supporto delle imprese”.
Elemento cruciale per la ripresa sembra essere quello “green” ovvero la capacità delle economie mondiali di perseguire scopi sostenibili.
L’Europa si configura come continente più sostenibile ma anche l’America Latina, con una forte presenza di generazione rinnovabile in paesi come il Cile, il Perù e il Brasile, primo classificato tra i membri del G20 e con i migliori risultati sulle rinnovabili.
Sul fronte dell’efficienza energetica, i Paesi industrializzati occidentali vantano sicuramente il miglior posizionamento, con la Germania appena fuori dal gruppo dei 10 migliori, seguita da Paesi Bassi, Regno Unito e Giappone. India e Cina sono, tra i maggiori Paesi, quelli meno performanti in termini di efficienza, accompagnati dai Paesi dell’Africa Subsahariana.
I Paesi europei e Paesi asiatici quali Giappone, Corea del Sud, Cina e Vietnam dominano il ranking di elettrificazione dei consumi. Mal posizionata l’America Latina, con l’eccezione del Cile, e soprattutto l’Africa Subsahariana, a esclusione del Sudafrica e di piccoli Paesi insulari come Seychelles e Mauritius.
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