L’emergenza Coronavirus si sta estendendo sempre più rapidamente coinvolgendo tutti i settori più popolari del Made in Italy.
Se il più penalizzato sembra essere quello turistico-alberghiero insieme all’ agroalimentare, attualmente si riscontrano difficoltà anche nella meccanica, beauty & personal care e farmaceutico.
Ma a complicare la situazione e ad aumentare momenti di tensione, nei giorni scorsi è stata sollevata una nuova questione.
Alcuni paesi europei hanno richiesto, per i prodotti agroalimentari provenienti dall’ Italia, una certificazione “Virus Free”.
A derimere la questione sono intervenute diverse istituzioni. Innanzitutto l’ EFSA Autorità Europea per la sicurezza alimentare, la quale ha dichiarato che “attualmente non ci sono prove che il cibo sia fonte o via di trasmissione probabile del Virus”.
Ad avvalorare la tesi arriva in soccorso la tesi di Ansa Europa che conferma “Non vi è alcuna trasmissione di Coronavirus tramite alimenti, pertanto misure restrittive sul commercio di prodotti alimentari non sarebbero giustificate”.
Il settore agroalimentare per il Made in Italy è patrimonio fondamentale per l’economia italiana ed è per questo motivo che gli imprenditori, insieme ai consulenti export, ed alle istituzioni si impegnino a preservarlo da interessi speculativi.
Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova ha affermato che in Italia, in questo periodo confuso e caotico, sono stati messi in atto “tentativi maldestri di speculazione tra partner commerciali che non coinvolgerebbero i Governi”
Ora l’auspicio di tutte le organizzazioni aziendali italiane come Cia e Coldiretti, è che le linee guida date dalle istituzioni europee, vengano applicate dagli Stati Membri senza riserve o scetticismi.
In caso contrario si andrebbe a creare una situazione paradossale e senza precedenti con conseguenze sia per l’economia dei singoli paesi, Italia in primo luogo, ma anche per la tenuta del mercato unico europeo.